Anna Hlebowicz

Anna Hlebowicz, artista polacca dalle spiccate e originali capacità tecniche
Artista: Anna Hlebowicz
Descrizione

Le opere di Anna Hlebowicz, artista polacca dalle spiccate e originali capacità tecniche, propone negli spazi della Galleria Triphè di Roma opere che si presentano all’osservatore in tutta la loro preponderante originalità non solo estetica ma soprattutto concettuale.
Strumento artistico privilegiato nelle sue opere sono jeans e tessuti vari che, pur nella loro “originalità “rispetto ai tradizionali strumenti pittorici e scultorei usati in gran parte dagli artisti, riescono a trasmettere all’osservatore emozioni “oltre”.
Protagonista nelle sue opere è sicuramente il jeans che diventa traccia di continuità, di non finito, di comunicabilità e metafora di infinite congiunzioni.
L’impatto visivo fa trascendere l’osservatore dal mezzo impiegato portandolo in una atmosfera empatica che nulla ha da invidiare a tecniche pittoriche tradizionali e non.
Da sempre comunicare in modo empatico è un mezzo di sicuro successo ma, ottenerlo con un “mezzo artistico”, richiede capacità relazionali e di dominio degli strumenti tecnici impiegati sicuramente non comune. La Hlebowicz dispone di questa dote, quale appunto l’empatia che la privilegiano sia nelle relazioni umane che professionali. In un contesto sociale territorialmente ormai indefinito e nel quale l’individualismo regna sovrano, lavorare artisticamente su messaggi empatici richiede doti e peculiarità sicuramente non comuni. Un elemento ulteriore va senz’altro evidenziato: un ricorso frequente alla figura geometrica del cerchio.
Una scelta non casuale perché il cerchio, una geometria piana delimitata da una circonferenza, può essere immaginato anche come un poligono regolare con numero di lati infinito. È qui il gioco dai confini illimitati dell’artista. Spinge infatti, chi guarda l’opera, oltre confini definiti, inducendo a sensazioni emozionali che oscillano tra empatia e io soggettivo.
Un costrutto concettuale trasferito in opere si pensi a Gobelin jeans; un’opera che ci offre due spaccati rovesciati del cerchio che permettono all’ osservatore di navigare dentro e fuori dell’emisfero terrestre. E, ancora, l’opera sempre della serie Gobelin jeans, che propone una sorta di interrogativo nel quale ad ognuno di noi è consentito, rovesciando l’immagine, di dare all’opera letture indefinite e nel contempo multiple e appaganti per l’anima.
Optical art, strutturazione cinetiche e programmate, arte africana, sono solo alcuni dei molteplici riferimenti e citazioni che caratterizzano i lavori dell’artista Anna Hlebowicz; ella opera, come già sottolineato, con particolare duttilità sulle figure geometriche del cerchio, del rettangolo, penetrandone la loro struttura segreta ed utilizzandone l’articolazione per esaltare la loro ricchezza formale. Filamenti tessili, materiali poveri, in genere spesso oggetto di abbandono trovano, qui, la rinascita in nuove espressioni formali.
Con sapiente maestria la Hlebowicz ridona a ciò che viene accantonato nuova dignità. Forte, poi, della sua cultura storico artistica l’artista fa emergere, sottilmente, in alcune opere quelle ricerche sulla percezione visiva, a partire da Rudolf Arnheim, che trovano la loro genesi nel mondo geometrico astratto maturato con le avanguardie artistiche quali futurismo, De Stijl e Bauhaus. Una mostra quindi che si impone in tutta la sua prorompente originalità.

Maria Laura Perilli

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