Teresa MOROLLA
Cortona: Luglio 2011
“Dietro il velo”,una mostra che offre l’occasione per riflettere e dibattere sull’uso del velo islamico oggi sempre più “ pomo di discordia,simbolo di identità contestato o difeso sia nei rapporti con l’Occidente sia soprattutto nell’ ambito stesso del mondo islamico “. Alberto Gasparetto sottolinea un triplice approccio, da parte del mondo musulmano, sull’uso del velo; in sintesi : _ i fondamentalisti lo impongono a tutti i costi con riferimento alla SURA XXIV An-Nur (la luce ) che dice:” E dì alle credenti di abbassare i loro sguardi ed essere caste e di non mostrare,dei loro ornamenti,se non quello che appare. Di lasciar scendere il loro velo fin sul petto e non mostrare i loro ornamenti….”; _ l’ avanguardia modernista, di cui la scrittrice Fatema Mernissi è tra le testimoni più note ed attive, ne propone il rifiuto in nome della parità,purtroppo inesistente,tra uomo e donna; _ le musulmane che vivono in Occidente lo propongono spesso come segno di affermazione identitaria. La tematica è vasta, complessa e da approfondire con cautela, serenità di vedute,rispetto ed equilibrio,in quanto dietro di essa c’è chi intravvede,specie in ambito occidentale, uno scontro pericoloso di civiltà. Forse,come ci dice Gasparetto,molto è dovuto a quella” resistenza e riluttanza a separare la sfera della religione da quella della politica “ che sfocia in un islamismo funzionale ad inquadrare l’Islam più come ideologia politica. Certamente la donna musulmana che vuole indossare il velo come espressione identitaria deve avere la libertà di farlo,pur nei limiti dettati da fattori di sicurezza sociale che impongono, nella nostra realtà, la trasparenza del volto per chiunque,uomo o donna,si trovi in ambito pubblico. Tuttavia va sottolineato,e ciò non rientra in alveo occidentale,che la donna musulmana deve chiarire , anche in funzione di quel desiderio di affermazione identitaria, come l’uso di un simbolo tradizionale non possa essere distorto da alcuno e considerato,di conseguenza, espressione di subordinazione della donna all’uomo. Forse è proprio l’Apostolo Paolo, con largo anticipo sui tempi, nella lettera ai Corinzi ( 1 Corinzi 11:6 ), che riesce a centrare il problema, sottolineando con delicatezza che la chioma in quanto attributo della bellezza femminile andrebbe coperta per evitare distrazioni dell’uomo intento alla preghiera. Una posizione equilibrata e circoscritta :”…ma ogni donna che prega o profetizza senza avere il capo coperto fa disonore al suo capo,perché è come se fosse rasa. Quanto all’uomo,egli non deve coprirsi il capo,essendo immagine e gloria di Dio;ma la donna è la gloria dell’uomo;perché l’uomo non viene dalla donna,ma la donna dall’uomo. Giudicate voi stessi: è decoroso che una donna preghi Dio senza avere il capo coperto? Non vi insegna la stessa natura che se l’uomo porta la chioma,ciò è per lui un disonore? Mentre se una donna porta la chioma,per lei è un onore;perché la chioma le è data come ornamento”. Teresa Merolla va comunque oltre; lei vive periodicamente in Marocco,indossando volutamente il velo ed ha profonda contezza del mondo femminile musulmano. Snoda il racconto di questo mondo innestandolo con semplicità nell’atmosfera del luoghi; poche maioliche policrome sono spesso lo sfondo di un “ Gineceo “dove il corpo coperto della donna,nello scrutarne la plasticità dei volumi,fa trasparire e riscoprire una sensualità ormai perduta nella lettura di un esercizio della nudità esibita a tutti i costi. L’artista riesce, per mezzo degli sguardi espressivi e delle pose flessuose delle sue donne coperte, a comunicare una estensione della sensualità utile a riaccendere l’ attenzione vera per la “ femminilità in ogni sfaccettatura e in ogni sua declinazione “. Sottolinea così il contrasto di due mondi,quello del troppo esibito e dell’eccessivamente nascosto,aiutandoci a riscoprire equilibri sopiti. Il risultato è certamente raggiunto,poichè riesce a produrre una rottura degli schemi di lettura del mondo femminile purtroppo ,spesso, arroccati su se stessi ed incapaci,nei loro fondamentalismi,di leggere nei valori più profondi dell’eterno femminino.
Maria Laura Perilli