L’impatto con l’opera del maestro Pier Augusto Breccia è talmente forte da provocare disorientamento. Spazi geometrici, concatenati ed organizzati da soluzioni prospettiche di gestaltica paradossalità, vengono sottolineati e rafforzati da teorie di colori stesi con antica e sapiente tecnica. L’osservatore è posto in uno stato di sospensione, avvolto in una condizione di ‘stupore’ che nell’immediato porta a considerare il susseguirsi dei paradossi come un semplice gioco. Quando, però, lo smarrimento della meraviglia lascia il campo all’azione di una lettura ‘introspettivo-cognitiva’ più profonda ed analitica, subentrano certezza e consapevolezza di essere dinnanzi ad un artista che opera in totale autonomia di linguaggio, in posizione di frattura con scuole e movimenti. E’ un accadimento, peraltro, che nella sinusoide temporale avviene ogni cento anni ed è riservato soltanto ai grandi della pittura che, come Breccia, hanno programmato nel loro DNA la forza dell’azzeramento. Allora prendiamo consapevolezza del fatto che è un dipingere questo, non fine a se stesso, ma con propositi di elevato spessore. Il ‘gioco’ è il pretesto per costruire un mondo dove l’obiettivo principe da conseguire è ‘l’avvicinare la coscienza dell’Io alle proprie radici’. Un mondo filosofico e poetico per la cui comprensione Breccia ci offre acute parole chiarificatrici: ‘le mie forme visuali......che potrebbero essere interpretate alla stregua di un sogno... potrebbero pure diventare cose e fatti realmente esperibili o concetti razionalmente verificabili dal fruitore’...’Se dunque la mia proposta pittorica sembra decosificare il mondo reale....agli occhi di chi sa vedere può cosificare quell’Oltre che è alla radice della nostra coscienza intellettiva, morale ed estetica’. Un discorso aperto, dunque, dove la pittura diventa strumento di ‘SPERANZA e PROGETTUALITA’. Una pittura ad ‘alta identificabilità’ avrebbe detto Kevin Linch, che si fa arma di riscatto per una società liquida, incerta, quasi votata, nella sua corsa sofferente di afasia, a percorrere una strada nichilista. Il maestro, attua, con il suo lavoro la liberazione dal ‘fantasma della povertà spirituale, madre di tutte le povertà’. La sua arte è, a dirla con Damien Hirst ‘come la medicina, ha il potere di guarire’. Ebbene, il gioco dell’interpretazione nella pittura ermeneutica di Breccia comunica, con una visione positiva dell’esistere umano, che una possibile ricostruzione è già iniziata!
Maria Laura Perilli
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